Aaaaah… (esclamazione di soddisfazione) L’interfaccia classica per scrivere un articolo, per me, qui su WP non la utilizzavo da chissà quanto.
Da prima del Covid di sicuro, quando ancora avevo il mio blog, viaggiavo in moto e mi piaceva condividere racconti di viaggi. Poi è cambiato tutto, letteralmente tutto: abitudini, lavoro, vita.
E cosa mi spinge a riaprire un blog nell’era dell’intelligenza artificiale?
Non lo so, o meglio, so che probabilmente non è più la strada giusta, ma la velocità esponenziale con cui gli aggiornamenti informatici sta spaventando i non addetti ai lavori, e pure gli addetti stessi, mi spinge a fare un passo indietro, nel “classico”. Sempre che si possa chiamare così un’epoca digitale della cara e vecchia blogsfera.
Non sono un detrattore e tantomeno un oppositore dell’AI: la uso tutti i giorni, ChatGPT e non solo, mi salvano spesso le chiappe quando sono incastrato in qualche casino informatico. Ma non per scrivere. Intelligenza umana, dita su tastiera o pollici opponibili su schermo: son cambiati gli aggeggi elettronici connessi all’internet, è cambiato il mondo.
Ma? Mah.
Succede che siamo di fronte all’ennesimo cambiamento generazionale, da qualche giorno ho conosciuto quella che sarà la di Gen A che quest’anno entra alle superiori. È un particolare importante, dato che quello che sono le “generazioni” si formano proprio nel momento in cui un adolescente comincia a scontrarsi in autonomia (circa…) con i mezzi pubblici della città, con un budget giornaliero con cui acquistare il biglietto dell’autobus, il liquido per le sigarette elettroniche, la merenda e la droga. Ma anche il borsello Vuitton dei maranza o l’iPhone 16 pro max da 128 gb per farsi i selfie allo specchio. In cesso. Ma stiamo ancora parlando della ormai finita Gen Z. Quelli che sentono la musica senza ascoltarla che tanto è gratis e ne nasce ogni giorno altrettanta di nuova. Quelli che il pollice opponibile lo usano per skippare video su IG o TikTok (sembra che quest’ultimo abbia perso appeal nei confronti del social di Metà tra i giovanissimi). Mentre scrivo mi arriva pure una notifica su Facebook, una mia allieva mi chiede l’amicizia. E vedo sempre più giovani iscriversi alla piattaforma usata dai loro genitori. Robe strane. Ultima considerazione, ma potrei scriverne per ore: tanti social e zero contenuti, feed vuoti, qualche storia ogni tanto.
Perché? Frustrazione da influencer, non si sentono come i loro idoli. Aggiungiamo DAD e tutto il resto, e il piatto è servito.
Vecchie e nuove generazioni. Un disastro.
Saranno gli anni della generazione alfa. Non li conosciamo, li conosceremo tra qualche tempo, ma l’importante è arrivarci preparati (posso solo anticipare che non sanno utilizzare un mouse e non hanno idea di cosa sia una cartella su Windows).
Noi vecchie generazioni, intendo.
Scrivo questo perché alla veneranda età di 40 anni, vedo coetanei che non sono ancora in grado di utilizzare un app di home banking, una cassa automatica all’ospedale o peggio ancora, son diventati dei leoni da tastiera. Boomers, baby boomers e millennials (il sottoscritto) non hanno ricevuto la formazione scolastica, dall’altra parte però, per riuscire ad installare ed usare un app serve una competenza informatica non banale.
Il risultato? Il rifiuto da parte della maggior parte della popolazione che non usa abitualmente un pc di affrontare il progresso e la tecnologia (no, non siamo più nel medioevo) e pure la stessa tecnologia che ci mette 10 anni ad arrivare dalla città alla campagna (la fibra ottica ad esempio – io stesso abito in una zona non coperta dal servizio).
Cambierà la musica, la moda, le droghe, il costume in genere. Stiamo vivendo in un mondo sempre più individualista, iper notificato, saturo di Instagram opportunities da fotografare in verticale. La noia non è prevista.
Da quel che mi pare di capire, c’è molta sfiducia nelle AI, tra i mercatini dell’antiquariato fa capolino qualche timida faccia giovane. Per non parlare del vintage, vissuto. Credo che probabilmente ci sarà un ritorno alle sensazioni tattili, all’esperienza naturalmente immersiva (senza aggeggi), una ricerca della realtà vera.
Non ho ancora le idee chiare su che argomenti trattare, per ora ho un paio di idee, poi vedremo.
Welcome to the real world.